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Un pericoloso esperimento nucleare sul Gran Sasso.

Tornano a far discutere i Laboratori Nazionali del Gran Sasso, le tre grandi gallerie scavate sotto la maggiore montagna dell’Appennino, a pochi chilometri da L’Aquila.

Il motivo, questa volta, è il materiale radioattivo che sarà usato per  l’esperimento Sox dedicato alla ricerca di un particolare tipo di neutrini (particelle elementari particolarmente difficili da rilevare perché interagiscono pochissimo con la materia ordinaria).

A preoccupare associazioni come il Movimento mobilitazione acqua Gran Sasso è l’uso di una sorgente radioattiva, il Cerio 144, prodotta nelle centrali nucleari russe.

Il cerio, come tutte le terre rare, è moderatamente tossico. È un forte riducente e si incendia spontaneamente all’aria se riscaldato fino a 65-80 °C. Il cerio può reagire con lo zinco in modo esplosivo e la sua reazione con il bismuto e l’antimonio è molto esotermica. I fumi esalanti da incendi di cerio sono tossici. Non si deve usare acqua per spegnere incendi di cerio, perché dalla reazione chimica fra cerio e acqua si sprigiona idrogeno, che è altamente infiammabile. Lavoratori esposti al cerio hanno accusato prurito, sensibilità al calore e lesioni cutanee; animali cui sono state iniettate forti dosi di cerio sono morti per collasso cardiovascolare.

L’ossido di cerio (IV) è un potente ossidante ad alte temperature e reagisce con materiale organico combustibile. Anche se il cerio in sé non è radioattivo, il cerio commercialmente disponibile può contenere tracce di torio, che invece lo è.

La Regione Abruzzo spinge per uno stop all’iter dell’esperimento. Il vicepresidente della Giunta regionale Giovanni Lolli ha chiesto ricominci l’iter di controlli che lo ha già autorizzato, con l’aggiunta di nuove certificazioni a quelle già ottenute dall’istituto Ispra del ministero dell’Ambiente.

Su questo indagano anche le Iene (guarda il servizio)

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